Non so dire un modo efficace per definirmi, posso però includermi tra coloro che indagano la parola e ne ricercano ovunque le tracce.

Da ragazzina amavo inventare storie partendo da una parola a caso, una parola rubata ad una frase qualunque, pronunciata magari da un’amica durante il gioco, dall’insegnante durante una lezione, oppure nel rimprovero di un adulto, nella battuta ascoltata in Tv. Considero ogni parola come punto di partenza di un’avventura narrativa o poetica. Dipende dal passo che si sceglie di tenere quando ci s’incammina.

Ho iniziato a girare attorno alla poesia all’età di quattordici anni, la sorvegliavo da lontano come un giovane e impacciato Sherlock Holmes. Decisi poi di avvicinarmi al suo terribile e al suo meraviglioso dopo l’indimenticabile incontro con Alda Merini. Fu lei a suggerirmi il passo da tenere per affiancare la poesia senza perderla di vista.

Andai a trovare la poetessa nella sua casa sui Navigli dopo averla corteggiata per ben sei mesi. Non mi concesse l’incontro con facilità, voleva capire se assieme alla passione per la poesia avessi anche la tenacia e la capacità di attendere il tempo giusto.

La prima cosa che notai fu il suo sguardo. Uno sguardo che sembrava essersi perso, lasciato da qualche parte, deposto in qualche posto per fare spazio all’infinito della poesia. Svuotarsi da sé, quindi, per riempirsi di poesia. Questo imparai. Sapersi mettere da parte, dimenticarsi di sé e fare del vuoto che resta un contenitore di bellezza e potenza.

Da allora cominciai a smarrire le mie tracce per individuare quelle della poesia e della narrativa.

Ho pubblicato quattro raccolte di poesie e sette romanzi, un tratto di percorso in continua costruzione, mai pensare di avere compiuto qualcosa. Il senso dell’incompiuto è ciò che spinge avanti.

Credo nella condivisone dell’esperienza, nel dovere di divulgazione del bello, nel dovere di confronto sulla disfatta e sulla riuscita delle cose. Per questa ragione da sette anni conduco laboratori di scrittura creativa e di poesia, operando sui significati che la parola riesce a liberare.

Perché scrivere è un atto di libertà nella reclusione del tempo.

Ho lavorato per diversi anni in carcere e in alcuni centri di riabilitazione psichiatrica, convinta che nelle zone di disagio si trovino parole silenziate che hanno urgenza e diritto di trovare voce.

Seguo progetti di editing e porto avanti percorsi laboratoriali insieme a Luciano Sartirana, editore de “Il Gattaccio” edizioni.
Collaboro da diversi anni con Sdiario di Barbara Garlaschelli, un bellissimo luogo che riunisce diverse scritture di valore.
Da due anni sono socia fondatrice dell’associazione culturale Labò, che ha come presidente l’editore e amico Mauro Morellini. Per Labò conduco  corsi di autofiction  e lezioni di scrittura insieme ad Anna Di Cagno, autrice, giornalista e straordinaria compagna di indagini umane e narrative.
Dirigo inoltre da quest’anno la Piccola Accademia di Poesia, nata in seno a “La Fabbrica delle storie”, scuola di scrittura diretta dalla scrittrice Sara Rattaro. La Piccola Accademia, fortemente voluta dagli allievi che hanno precedentemente seguito i miei seminari di poesia, vuole essere un abbraccio pronto ad accogliere coloro che hanno voglia ed urgenza di “cadere addosso” a tutti i piccoli e grandi corpi poetici che ogni giorno incrociano il nostro cammino.